Perché l\’imitazione fa bene al bambino.
Si sentono spesso genitori dire che si annoiano a stare a casa con il loro neonato. E si sentono spesso gli stessi genitori raccontare del panico e della disperazione provocati dallo stesso neonato.
Le spiegazioni possibili sono due: o diventare genitori ci dota automaticamente di doppia personalità, oppure c\’è sotto qualcosa di più profondo.
E se ci stessimo comportando come quando eravamo alle medie? Ci annoiavamo in classe e poi, al momento dell\’esame, ci trovavamo impreparate. E se scoprissimo che \”prepararsi all\’esame\” è in realtà la cosa più divertente e realizzante del mondo?
Intratteniamo per un secondo questa possibilità e chiediamoci come ci si \”prepara all\’esame\” di accompagnare lo sviluppo di un essere indifeso che ha tanti bisogni ma non la parola per esprimerli.
- Dimentichiamo immediatamente le varie liste, lette su siti e libri più o meno affidabili, che ci insegnano a decodificare il pianto del bambino e a capire se sia affamato, stanco, annoiato o troppo stimolato. Prima di tutto, non c\’è bisogno di aspettare che il bambino si metta a piangere per iniziare ad interessarsi ai suoi segnali. Secondo, l\’esperienza di un neonato è un tantino più complessa che una tabella con quattro caselle.
- Impariamo a considerare l\’empatia e la mind-mindedness (l\’atto di trattare i bambini come individui con una mente, motivati da sentimenti, pensieri e intenzioni. Per saperne di più leggi qui). E per imparare non c\’è modo migliore che iniziare ad osservare il neonato e ad imitarlo. È facile, divertente e incredibilmente utile.
Andrew Meltzoff, uno degli psicologi dello sviluppo più influenti di tutti i tempi, lo sa bene. Si è fatto una carriera a studiare l\’imitazione infantile e a cercare di capire che cosa se ne può trarre sullo sviluppo del cervello umano. Notoriamente, negli anni Settanta, faceva la linguaccia ai neonati negli ospedali. E notoriamente i neonati gli rispondevano per le rime! (Ecco l\’articolo originale.) Se hai venti minuti e vuoi sentirlo parlare (in inglese) della sua bellissima ricerca, guarda questo video.
I neuroscienziati stanno ancora litigando per questa storia di pernacchie precoci: c\’è chi pensa che l\’imitazione sia un\’abilità innata e c\’è chi sostiene che essa vada invece acquisita con l\’esperienza (un ottimo articolo in materia si può trovare qui).
Come genitori, possiamo anche decidere di lasciarli litigare e pregarli di informarci quando hanno trovato una risposta soddisfacente alla questione. Nel frattempo noi possiamo già portarci a casa qualcosa di estremamente utile: sappiamo che l\’imitazione è qualcosa di fantastico! Ai neonati piace, si divertono e imparano imitando.
Anche se il neonato non ci imitasse veramente nei suoi primi giorni di vita, anche se riproducesse i nostri movimenti solo per coincidenza, anche se ci facesse la linguaccia solo perche\’ fare la lingua è la sola cosa che sappia fare per rispondere ad uno stimolo che gli interessa…. sappiamo per certo che quando gli facciamo la lingua e aspettiamo che lui ci risponda lui si diverte e impara.
E se ci concediamo il tempo per accorgercene (tra una zia che ci da\’ consigli per non viziarlo e una vicina di casa che diagnostica coliche appena sente un ue\’ ue\’), ci sorprenderemo a divertirci e imparare un sacco anche noi! I giochi di imitazione sono una splendida occasione per esercitare il nostro spirito di osservazione e per iniziare ad interrogarci su che cosa motivi le azioni del nostro cucciolo di essere umano.
Inoltre, se lo stimoliamo regolarmente e gradualmente, imparando che cosa sia capace di copiare, impareremo moltissimo sulle sue competenze. Questo poi ci sara\’ utile nel regolare le nostre aspettative, nel conoscere i suoi gusti, e nel prevedere le sue reazioni. In breve: nel capirlo e comunicare con lui.
E non è finita: sapere tutto questo ci aiuterà enormemente quando si tratterà di rispondere alla sete di conoscenza del nostro bambino. Ogni umano impara di più dagli stimoli che lo interessano in quel momento. Conoscere le preferenze del tuo piccolo ti darà una marcia in più per educarlo, permettendoti di seguire il suo ritmo e offrire lo stimolo giusto al momento giusto (riparleremo di motivazione a breve).
Infine, conoscere le competenze e preferenze del nostro bambino ci torna utile in caso di prevenzione o gestione di crisi. Prima di tutto ci permetterà di calibrare le nostre aspettative, evitando di stimolarlo troppo (creando quindi stress, delusioni e conseguenti pianti inconsolabili che la vicina diagnosticherà prontamente come coliche) o troppo poco (creando quindi noia e frustrazione). E poi ci aiuterà ad offrire conforto e distrazione negli inevitabili momenti di sofferenza.
Riassumendo, dal primo giorno, imitiamo e facciamoci imitare: diamoci a vicenda gli strumenti per sviluppare empatia e mind-mindedness.
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