Papà in sala parto in pandemia. Non ci sono più scuse.

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Avete presente nei film, quando i buoni stanno ormai perdendo le speranze in una situazione dove effettivamente abbandonare le speranze sembra l’unica cosa sensata? Ecco, è in quel momento che arrivano rinforzi inaspettati e potentissimi: il regno accanto che fino a poco prima rifiutava di scendere in guerra, Gandalf sul suo cavallo bianco e un esercito di cavalieri.

A volte la cavalleria arriva anche nella vita vera.

Accade per esempio che dopo 2 anni, quando ormai è chiaro a tutti che la situazione del Covid non è più un’emergenza momentanea ma una grossa difficoltà con cui stiamo convivendo, in moltissimi ospedali di Italia si viva ancora come se lo stato di emergenza richiedesse misure rigidissime e sia ancora vietato ai papà e ai/le partners accompagnare le donne a partorire. Sono già diversi mesi che queste separazioni forzate erano vissute da molti come misure di contenimento non più tanto spiegabili. Ma cambiare le cose dal “basso” della posizione di genitori sembrava impossibile. Ed è qui che arriva la cavalleria dei giorni nostri: 12, ben 12!, tra Società Scientifiche e Federazioni Professionali Sanitarie, hanno steso un documento congiunto prendendo seriamente posizione perché tutti i reparti di maternità aprano di nuovo le porte a papà e partners.

“La valutazione del rapporto benefici/rischi supporta senza incertezze questa scelta.”

È da tempo che le mamme e i papà lo sanno e lo ripetono: con tutte la cautele necessarie non si può aspettare che il Covid sia del tutto sparito per offrire a mamme, bambini e loro famiglie le basi più sane per ogni passo che faranno insieme. Dalla relazione all’allattamento, la presenza di papà e partners in sala parto è un tassello fondamentale per le coppie che desiderano vivere questi momenti insieme. Non si tratta di un capriccio o un dettaglio ornamentale: è uno strumento di salute, un diritto della famiglia, uno scudo preventivo nei confronti del neonato indispensabile e insostituibile.

“I genitori non vanno intesi e gestiti alla stregua di comuni visitatori, bensì come principali caregivers, ovvero come veri e propri prestatori di cure (…) e per questo indispensabili ed insostituibili.“

Va bene la pandemia, va bene i protocolli di prevenzione dei contagi ma dopo due anni non siamo più in un’emergenza inaspettata, siamo in una situazione difficile con cui è necessario convivere. E convivere significa anche convivere bene.

È tempo di superare l’inerzia organizzativa che ha caratterizzato questi mesi. “Inerzia organizzativa” non sono parole nostre, è esattamente quello che nominano nel documento gli Enti che lo sottoscrivono (tra cui Società Italiana di Neonatologia, Società Italiana di Pediatria e Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia per nominarne solo 3 e darvi un senso del peso dei coinvolti).

Se nell’ospedale in cui avete scelto di partorire vi dicono ancora che il papà del vostro bambino non può entrare ora lo sapete chiaramente: non è per ragioni sanitarie legate alla pandemia ma per inerzia organizzativa. Con un bel sorriso e con la grazia e la grinta di chi sa che l’unica arma che abbiamo per cambiare il mondo è giocare la nostra parte, condividete con il personale il documento ufficiale che trovate qui sotto.

Credit: @monetnicolebirth

È arrivata la cavalleria: dopo due anni siamo ancora in una fase incerta e (per usare un eufemismo) un po’ stancante di questa melmosa pandemia, ma i bambini possono ufficialmente ricominciare a nascere trovando ad accoglierli entrambi i loro genitori indispensabili e insostituibili!

Può capitare che nel caos dicembrino ci perdiamo una cosa bella come questo documento, per fortuna c’è la nostra fantastica community di Referenti Certificate: una piccola cavalleria interna sempre pronta a lanciare un messaggio positivo alle altre! Questa volta un bel grazie per averci aiutate ad amplificare una bella notizia per voi va alla nostra Referente Certificata BabyBrains® Cristina Biollo.

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