Spiace sempre quando le discussioni su argomenti interessanti prendono la piega della tifoseria da bar. Si difende la propria posizione con l\’accecamento di chi non vede nessun motivo logico per averne una diversa. Si argomenta con l\’unico scopo di confermare le proprie posizioni e convincere -se non sconfiggere- l\’avversario. Se accadesse solo con i dibattiti politici potremmo anche tenerci la nostra amarezza e farcene una ragione. Ma quando sono temi che riguardano le nostre scelte di genitori a contrapporre gli animi come due squadre avversarie, e\’ proprio un po\’ un peccato grave. Soprattutto perché quel tipo di clamore offusca sempre le due cose fondamentali: 1) la verità dei fatti, cioè quello che e\’ vero per tutti e 2) la verità dell\’individuo, quello che e\’ vero per il singolo, per la sua storia e la sua vita.
Ultimamente l\’atteggiamento da tifoseria da stadio si e\’ allargato al campo in cui meno si sarebbe voluto vederlo e in cui più può fare danni. Il campo di parto, maternità e genitorialità. L\’elenco dei temi affrontati con piglio da hooligan e\’ ovviamente lunghissimo e c\’e\’ gia\’ stato un video divertentissimo* a prenderci in giro e farci riflettere.
Ma vedere, come ci e\’ capitato di leggere e sentire, la tifoseria spostarsi al tema parto in casa/parto in ospedale non e\’ accettabile. Se dobbiamo scegliere il posto migliore per noi per partorire i nostri bambini, e\’ il caso che la scelta sia informata e consapevole. Una scelta nostra. Non una scelta di campo. Una scelta che ha preso in considerazione tutte le opzioni e escluso con cognizione di causa.
Qui non si fa evangelizzazione sul parto in casa, e lo sapete. Silvia ha parlato in questo post delle sue ragioni per scegliere di partorire a casa sua, ma ci sono mille validissimi motivi (fisiologici, logistici, psicologici, cavoli-nostrici) per andare in ospedale (non ultimo, in Italia, quello economico, visto che scandalosamente il parto in casa non e\’ rimborsato in tutte le regioni).
Il problema sorge quando andare in ospedale diventa una scelta acritica. Fatta, appunto, in stile tifoseria e magari persino per reazione a chi del parto in casa parla in stile hooligan, facendoci passare la voglia di ascoltarlo. Una scelta basata su quella prudenza che, seppur giusta e necessaria, può trasformarsi in un\’arma a doppio taglio. Quella prudenza figlia del qualcuno-faccia-qualcosa che confina troppo da vicino con loro-sapranno-cosa-fare.
Il vero problema dell\’ospedale, non e\’ dell\’ospedale. E\’ nostro. Il vero problema dell\’ospedale e\’ nel nostro andarci passivamente. Se non addirittura spaventate. Il vero problema dell\’ospedale e\’ culturale (la nostra Cenerentola avrebbe avuto qualcosa da dire al riguardo). Il vero problema dell\’ospedale e\’ nell\’atteggiamento che la maggior parte di noi inevitabilmente ha, quando ci va senza averci veramente pensato su: l\’atteggiamento di chi si fida (che in se\’ andrebbe anche bene) e si affida.
E questo e\’ un problema grosso.
1) Da un punto di vista emotivo e psicologico. Sto per diventare mamma, la mamma di questo bambino. Sicura che sia un momento adatto per affidarmi passivamente?
2) Da un punto di vista biochimico. Ci piaccia o non ci piaccia, il nostro cervello lavora come quello di tutti i mammiferi dalla notte dei tempi. Lui mentre sovrintende alla preservazione della specie non si fida di niente e di nessuno. L\’unico dato certo per il nostro cervello e\’ il nostro sistema biochimico. Se rilasciamo gli ormoni che segnalano calma, fa procedere il travaglio. Se rilasciamo ormoni che segnalano tensione, lo rallenta e lo blocca. Affidarsi in maniera passiva e spaventata secondo te quali ormoni mette in circolo? Ecco.
3) Da un punto di vista fisiologico. Figlio del punto 2, e\’ il punto 3. Ci piaccia o non ci piaccia partoriamo in Italia nel 2016 con un cervello animale, primitivo e primordiale. Per lui che noi abbiamo deciso di uscire dalla tana per mettere al mondo un cucciolo (e un cucciolo particolarmente incapace di scappare e difendersi come quello umano) e\’ inspiegabile. Nulla sa ne\’ può sapere di ostetriche scorbutiche e dottori mai visti prima: gli interessa solo tenerci alla larga dalle tigri dai denti a sciabola di cui vi parliamo sempre. Se abbiamo deciso di uscire di casa va benissimo, ma ricordiamoci di non farci fregare lungo la strada (che e\’ uno e forse il principale dei 3 momenti critici del travaglio).
Se abbiamo scelto l\’ospedale, ricordiamoci che il parto e\’ l\’unica occasione della vita in cui andiamo in ospedale da sane per fare una cosa fisiologica. Non cadiamo nella trappola, veramente troppo troppo comune, di comportarci da malate bisognose di cure. Che non vuol dire \”non andare in ospedale\”. Vuol dire \”vacci con l\’atteggiamento giusto!\”. Non siamo pazienti, siamo clienti.
E questo ci porta all\’ultima parte del potenziale problema degli ospedali, che e\’divisa in due.
a) Non sono tutti uguali. Quindi se, dopo attenta analisi informata, tra parto in casa, casa maternità e ospedale abbiamo scelto l\’ospedale, il lavoro non e\’ finito. Ora tocca scegliere quale. Perché purtroppo no, non sono tutti uguali. E se, come e\’ evidente, una rivoluzione in campo assistenza alla maternità e\’ in corso in Italia come in tutta Europa, purtroppo non si può dare per scontato che tutti gli ospedali siano al passo coi tempi. Di nuovo, affidarsi va bene, ma non alla fortuna. Sul fatto che siano bravissimi a intervenire con un cesareo in caso di emergenza non ci sono dubbi. Ma non facciamo finta di credere davvero che tutti i cesarei siano inevitabili e necessari. (L\’associazione Innecesareo non sarebbe mai nata).
b) Sono istituzioni, organizzazioni, anche piuttosto grandi. Devono darsi delle regole, o non potrebbero stare in piedi. Devono fare scelte basata anche sul fattore finanziario. Per loro il tuo e\’ il parto numero X, Y, Z del giorno, del mese e dell\’anno. Preservarne unicità e meraviglia e\’ compito tuo. Come anche assicurarti che quello che ti viene proposto risponda a precisi motivi medici calibrati sul tuo caso specifico, non a pratiche di routine e protocolli in palese disaccordo con le linee guida dell\’Organizzazione Mondiale della Sanita\’ o, non meno importante, con il tuo piano del parto.
Questo post vuole convincerti a partorire in casa? Certamente no.
Ti stiamo dicendo che tutti gli ospedali sono luoghi infestati da pazzi sadici incompetenti? Ovviamente no.
Ma la mamma del tuo bambino sei tu. E un bambino non lo fa nascere il dottore. Lo fa nascere la sua mamma. Anche quando va in ospedale.
* Il link al video e\’ da intendersi esclusivamente legato ai contenuti di questo post. Non e\’ in alcun modo collegato a pubblicità del prodotto ne\’ a fini commerciali.