Baciarsi. Unire le labbra, ammorbidirle, sentire la lingua che si muove dolcemente e ne trova un\’altra, altrettanto morbida e dolce. Hai presente la sensazione, no?
Capitano giornate -e anche periodi- della vita in cui questi baci sono più intensi, e magari più frequenti. E volte in cui invece si trova solo il tempo -o magari la voglia- per un bacio sfiorato al volo.
Sempre che ci sia qualcuno da baciare, certo.
Ci sono posti che sembrano pensati apposta per baci ardenti e appassionati, come l\’ascensore quando si ha 16 anni, e altri in cui mai si oserebbe. Poi c\’è la sala parto: un luogo per baci appassionati?
Chiedi al futuro papà cosa ne pensa, a freddo: \”Ehy caro, in sala parto ci baceremo con la lingua?\” Fotografiamo la faccia che fa per sostituirla all\’emoji con gli occhi sgranati?
E tu? Se ti immagini in travaglio cosa vedi? Come immagini di volere chi ti sta accanto?
La sala parto (che poi, una buona volta dovremmo iniziare tutti a chiamare sala nascita, ma sorvoliamo!) entra nel nostro immaginario spesso con gli odori e i colori asettici degli ospedali. Lettini, urla e grida (quando non insulti al marito) hanno scandito ogni scena di film che abbiamo visto e definirla un luogo \”romantico\” non è probabilmente considerato del tutto sano di mente. Vittime di quel folklore sociale che ha eroso alla base immaginario e fisicità del momento del parto, entriamo in quelle sale come pazienti (sapete che questo argomento ci sta molto a cuore!) e, quel che è peggio, ci trasciniamo come un paziente pure il papà di nostro figlio. Lasciando fuori dalla porta emotività, tenerezza e intimità come orpelli inutili alla sicurezza. Tenendo le dita incrociate perché chi ci assiste lo faccia con rispetto.
Eppure.
Eppure per fare uscire un bambino servono le stesse cose che sono servite per farlo entrare: a livello ormonale, psicologico e fisico. La privacy, la morbidezza, la fiducia, fiumi di ossitocina e la calma potente delle grandi cose sono elementi essenziali alla sicurezza di un travaglio.
La sala parto, di tanti luoghi, sarebbe uno di quelli in cui baciarsi, e anche piuttosto appassionatalmente, avrebbe molto senso, bellezza e persino utilità.
Cosa succede quando ci baciamo sulla bocca, soprattutto quando facciamo l\’amore? Cosa succede ai nostri ormoni? Cosa succede ai muscoli del perineo? Cosa succede alla relazione con il nostro compagno? Cosa succede al nostro bambino?
Un bacio sulla bocca, di quelli scambiati con onesto trasporto e ovviamente con amore, ha il potenziale di rilasciare tanta (ma proprio tanta!) ossitocina.
Un bacio sulla bocca, con l\’abbraccio protettivo di un compagno coinvolto, non solo è una cosa piacevole di per sé, ma anche -a livello strettamente fisiologico- il messaggio più potente a quel cervello primitivo che ha solo bisogno di sapere che mamma e bambino sono al sicuro.
Non stiamo certo suggerendo di baciarsi per forza o come una \”tecnica\” per rilasciare ossitocina… I baci, quelli veri, possono solo essere spontanei. E la via verso il parto è già sufficientemente piastrellata di liste di cose da fare che mettono in ombra la relazione con noi stesse, il nostro corpo e il nostro bambino per aggiungerne pure un\’ennesima a meccanicizzare anche la relazione col nostro compagno!
Ma vogliamo ricordarvi che -con pochissime eccezioni- i papà e i nonni dei nostri mariti non sono mai entrati in sala parto; che questi futuri papà sono pionieri, a volte spaventati, sempre emozionati e alcuni più di altri in grado di esprimerlo. Il loro ingresso in sala parto è stato rapidamente incasellato nelle direttive del \”tienile la mano e poi taglia il cordone ombelicale\”… Oggi capita ancora che alcuni di loro vengono rimandati a casa \”tanto il travaglio non è ancora partito\”, in attesa che un\’induzione faccia effetto. Come se un\’induzione potesse davvero fare effetto su una mamma che non si sente protetta…
Allora forse serve ancora che qualcuno ricordi a ogni mamma E ogni papà: \”Stai mettendo al mondo il vostro bambino, quell\’intero, nuovo, essere umano strappato all\’eternità che è vostro figlio.\” E forse è il caso che qualcuno lo ricordi sempre a chi le assiste queste nascite. Immaginarselo di baciarsi durante il parto… Interiorizzarla come la possibilità reale di fare insieme una cosa così vicina al fare l\’amore; un processo che smuove le stesse parti del corpo, gli stessi ormoni e con il fare l\’amore probabilmente è anche cominciato… Ecco, un immaginario così è un bel bagaglio con cui entrare in sala parto. Anzi, in Sala Nascita.
Niente come il parto richiede una presenza del corpo, nel corpo e per il corpo così istintiva e illogica: è nella dimensione del corpo, molto più che in quella delle parole, che passa la comunicazione con una donna in travaglio. Proprio per questo alcune coppie scelgono di non condividere questa esperienza, e il papà aspetta fuori; se la radicalità di questo momento non ci sembra rispecchiare il nostro modo di essere coppia è giusto riconoscerlo serenamente.
Ma se abbiamo deciso di attraversare insieme quella soglia, facciamolo tenendoci per mano e guardandoci negli occhi. E inondiamolo d\’amore fin da subito questo parto e questo bambino.