Il pensatoio della Mamma. Luglio 2020.

da | Lug 15, 2020 | BayBrains - Genitorialità, Blog, Maternità | 0 commenti

#thoughtsfromtheloo

Che anno quello che sta finendo…

È ora di tirare le somme. Impacchettarlo e riordinare i pensieri. Cos’abbiamo imparato da Settembre 2019? (Perché si sa, l’anno vero – quello della vita reale – inizia a settembre e finisce tra giugno e luglio, altro che gennaio-dicembre…)

  1. A volte pensiamo di sapere…ma pensiamoci meglio!

Per noi di Il Parto Positivo/BabyBrains è praticamente un mantra: ogni bambino è unico. Per ognuno dei nostri figli, il nostro compito è creare un ambiente sicuro perché possano giocare/esplorare/sbagliare/imparare.

Quindi non è che già non lo sapessimo.

Ma poi a volte, i nodi vengono al pettine e, in mezzo allo sconcerto e al dolore, abbiamo ancora un’altra opportunità di scoprire che, di cose da imparare ce ne sono davvero (ma davvero!!) ancora a palate.

Il nostro approccio L.O.V.E. ci può accompagnare ancora per un altro bel pezzo di strada!

Le cose nuove, impensate fino a ieri, che l’Osservazione ci può svelare vanno dal basilare al sofisticato: con surreale nonchalance, fanno la spaccata fra cose semplici come la percezione degli odori a cose complesse come la nomenclatura binomia di Linneo. Possiamo sempre osservare un po’ più attentamente, possiamo sempre scorgere un nuovo dettaglio dietro al quale si nascondono abissi. (Abissi di tormenti e di meraviglie… spesso le due facce di un’unica medaglia.)

La mente si può aprire ancora un po’.

Il cuore può ancora crescere.

Serve l’umiltà di un passerotto e la fierezza di una leonessa per navigare le acque profonde di un figlio che soffre. Ma qualsiasi cosa porti la tempesta, noi e i nostri piccoli usciremo dall’altro lato di quel tunnel con almeno -ma proprio almeno- queste 4 cose:

  • Due menti più aperte
  • Due cuori più grandi
  • Una fierezza più umile
  • Un’ umiltà più fiera

E quello che resta davvero in fondo è una relazione più profonda tra noi due e un senso di gratitudine da togliere il fiato. Con un po’ di fortuna, avremo forse qualche settimana per riprenderci e integrare il vissuto dell’anno passato e poi via di nuovo, perfettamente equipaggiati per un’altra tempestosa (perché questo l’abbiamo capito: il mare calmo esiste, ma non è proprio la norma) avventura!

2. Nihil tamen aeque oblectauerit animum quam amicitia fidelis et dulcis.1

Cecilia e Silvia. Le due metà de Il Parto Positivo/BabyBrains

Di nuovo: non è che non lo sapessimo. Ma di nuovo, è solo quando i nodi vengono al pettine e ci troviamo senza amici intorno che iniziamo davvero a cogliere quanto fondamentalmente ognuno/a di loro non solo ci influenzi ma in qualche modo in fondo ci definisca. Perché sono proprio loro a svelarci i nostri pezzi e i nostri confini.

Non facciamo gli stessi pensieri se non possiamo condividerli con quell’Amico/a.

Non produciamo allo stesso modo se non c’è lui/lei che riceverà il nostro lavoro.

In solitudine, una bella risata a cuore aperto si trasforma al massimo in un sorriso.

Ma noi siamo state fortunate: alla fine, dopo la malattia, dopo il lockdown, dopo il silenzio, abbiamo potuto ritrovare gli Amici. E abbiamo scoperto che non abbiamo solo ritrovato loro. Abbiamo ritrovato anche noi stesse.

  • Una società diversa è il lavoro di tutti.
Foto credit Sam Manns 

Prima del 25 maggio 2020 forse sentivamo già di avere la responsabilità di creare una società più inclusiva delle differenze. Avevamo già diversi amici con sfumature di colore della pelle diverse dalla nostra. E forse vivevamo come se il colore della pelle dei nostri amici fosse un dettaglio irrilevante.

Li apprezzavamo per quello che dicevano, come si sentivano e facevano sentire noi; per le passioni condivise e i pensieri pensati insieme. E forse ci sembrava che questo bastasse.

Ci è voluta una giovane donna che venisse a prenderci per un orecchio e farci aprire gli occhi. Ci sono voluti vari amici e colleghi che hanno generosamente donato il loro tempo (guarda la nostra IGTV!) per mostrarci con gentilezza quanto miope fosse la nostra vera visione di loro. Ci vorrà probabilmente il resto della nostra vita per capire cosa tutto questo significhi in termini pratici e per imparare a comportarci in modo veramente giusto nei confronti di tutte le razze.

In teoria, significa almeno (ma proprio almeno) smettere di vedere il bianco come il colore di default e iniziare a riconoscerlo come uno dei tanti valori possibili del fattore “razza”.

Significa guardare più attentamente ai milioni di modi in cui il nostro privilegio si esprime. E chiederci: come posso usarlo per qualcosa di buono?

Significa impegnarsi a riservare spazio e tempo per riconoscere e rappresentare nella nostra vita familiare la meravigliosa diversità umana, per goderne insieme. Senza colori di default. Senza eccezioni. Insieme.

  • La nostra società ha bisogno di un paio di aggiustamenti.

In questo ambito, la pandemia ci ha insegnato qualche cosa, ma non siamo del tutto sicure di essere tutti d’accordo su cosa abbiamo imparato.

Abbiamo imparato che le relazioni possono prosperare via schermo? O abbiamo imparato che abbiamo proprio bisogno che il nostro corpo sia presente perché esse siano davvero vive?

Abbiamo imparato che abbiamo bisogno di più scuola? O abbiamo imparato che la scuola com’è oggi è profondamente inadeguata?

Abbiamo imparato che le donne (e le mamme in particolare) sono cronicamente trascurate dalla nostra società o abbiamo imparato che la società è cronicamente sostenuta nella sua spinta in avanti dalla generosità e adattabilità femminili (e materne in particolare)?

È ora di lasciar decantare queste domande nella nostra mente per un po’. È ora di lasciare al nostro cervello lo spazio e il tempo per processare e consolidare indisturbato; lo farà, mentre il succo di un’anguria ci scivola sul mento o mentre ci distraiamo sul volo di un gabbiano o ci fermiamo a respirare una foresta. O sul terrazzo di casa in un pomeriggio afoso.

Per processare e afferrare davvero tutto l’anno passato ci servirà veramente almeno un’estate!

***

1“Nulla tuttavia delizierà tanto l’animo quanto un’amicizia fedele e dolce.” Seneca, De Tranquillitate Animi. 

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